LE PAGINE DEL GIORNALINO 2020-2021
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ATTUALITÀ
Fraternità e amicizia sociale:
le vie per costruire
un mondo migliore
Alcuni spunti di riflessione sull’ultima enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”
Pubblicato giovedì 18 febbraio 2021
Verso la fine del 2020, papa Francesco ha pubblicato una nuova enciclica dal titolo “Fratelli tutti”, per la precisione la sua terza, successiva a quella intitolata “Laudato si’”.
Per chi non avesse mai sentito parlare di encicliche, si tratta di una lettera indirizzata dal Papa ai vescovi e ai fedeli di tutto il mondo (in questo e in tanti altri casi, ma non è sempre così). In particolare questa lettera contiene, a mio giudizio, molti spunti interessanti per una riflessione personale, indirizzati a credenti e non, riguardanti proprio il come costruire un mondo più giusto e fraterno, partendo dalla nostra situazione individuale per arrivare, poi, alla politica e alle istituzioni. A questo punto, quindi, possiamo concentrarci su ciò che ha da dire il Papa e, se anche per noi è una persona autorevole, dobbiamo soprattutto chiederci come vivere il suo messaggio. Considerare la sua enciclica come uno strumento per riflettere sulle nostre relazioni con gli altri significa proprio questo.
Soffermiamoci anche solo sul titolo, “Fratelli tutti”: un’espressione di San Francesco d’Assisi, che con queste due parole ci permette di pensare a una fraternità aperta e ci invita all’amore, indipendentemente dalla lontananza o dalle barriere geografiche in cui si trovano le altre persone rispetto a noi. San Francesco durante la sua vita seminò pace in tutto il mondo e, che tu creda o meno in Dio, il messaggio di quest’uomo può veramente essere un “faro” che ci può indirizzare ed insegnare come comportarci.
Nicola Cima, 4A CAT
La difesa dell’ambiente:
diritto e dovere dell’uomo
Il nostro pianeta non ha bisogno che gli facciamo la carità, ma di comportamenti e scelte sostenibili per il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi.
Pubblicato giovedì 17 dicembre 2020
Al nostro tempo l’inquinamento sembra stia diventando la normalità, come se dovesse essere un requisito di partenza su cui fondare potenza ed innovazione. Esempi eclatanti di tutto questo possono essere la Pacific Trash Vortex (l’isola di plastica nel pacifico), lo scioglimento dei ghiacciai, oppure – senza andare troppo lontano dalla nostra realtà – la Terra dei fuochi (da decenni infestata da rifiuti, camorra e silenzio) o il grave problema dell’inquinamento industriale che affligge il bresciano.
È ormai superfluo affermare che questo fenomeno appartiene a tutti e che ognuno può contribuire ad alimentarlo o a contrastarlo. Non è mai abbastanza, invece, sottolineare la grande corruzione ormai caratteristica del rapporto tra innovazione e difesa ambientale, davvero la situazione si è fatta grave. Basti pensare all’impatto ambientale dovuto allo smaltimento dei rifiuti e a tutte le attività industriali, senza dimenticare i moderni sistemi di agricoltura ed allevamento. Tutti questi sistemi mirano solo ed esclusivamente al mero guadagno economico, mentre non tengono abbastanza in considerazione le gravi ripercussioni che possono portare.
Nicola Cima, 4A CAT
Covid permettendo…
…perché ci manca la normalità
Pubblicato venerdì 27 novembre 2020
Il 9 marzo 2020 ha cambiato il nostro modo di vivere. Quel giorno il nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il DPCM, per contrastare il diffondersi del Covid-19, che vietava ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici e privati e, inoltre, ci costringeva a stare a casa. Da quel primo isolamento, la nostra vita e le nostre abitudini sono cambiate.
Sono passati ormai molti mesi da quando vediamo il mondo con occhi diversi. Le nostre espressioni e i nostri sorrisi sono coperti da una mascherina che serve a proteggere noi e le nostre famiglie. Non so voi, ma io non mi sono ancora abituata a tutto questo e penso che non ci riuscirò mai.
La normalità mi manca molto, manca a tutti noi, e prima del 2020 eravamo ricchi ad averla e non lo sapevamo. Ora abbiamo imparato che basta veramente poco per sentirsi leggeri. A me basterebbe anche solo tornare tra la folla. Prima, era così normale il fatto che camminando in un luogo pubblico ci si potesse scontrare con uno sconosciuto. Era estremamente fastidioso, ma adesso pagherei per far sì che capitasse ancora.
Alessia Novelli, 5F TUR