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ATTUALITÀ
Fraternità e amicizia sociale:
le vie per costruire
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Alcuni spunti di riflessione sull’ultima enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”
Pubblicato giovedì 18 febbraio 2021
Verso la fine del 2020, papa Francesco ha pubblicato una nuova enciclica dal titolo “Fratelli tutti”, per la precisione la sua terza, successiva a quella intitolata “Laudato si’”.
Per chi non avesse mai sentito parlare di encicliche, si tratta di una lettera indirizzata dal Papa ai vescovi e ai fedeli di tutto il mondo (in questo e in tanti altri casi, ma non è sempre così). In particolare questa lettera contiene, a mio giudizio, molti spunti interessanti per una riflessione personale, indirizzati a credenti e non, riguardanti proprio il come costruire un mondo più giusto e fraterno, partendo dalla nostra situazione individuale per arrivare, poi, alla politica e alle istituzioni. A questo punto, quindi, possiamo concentrarci su ciò che ha da dire il Papa e, se anche per noi è una persona autorevole, dobbiamo soprattutto chiederci come vivere il suo messaggio. Considerare la sua enciclica come uno strumento per riflettere sulle nostre relazioni con gli altri significa proprio questo.
Soffermiamoci anche solo sul titolo, “Fratelli tutti”: un’espressione di San Francesco d’Assisi, che con queste due parole ci permette di pensare a una fraternità aperta e ci invita all’amore, indipendentemente dalla lontananza o dalle barriere geografiche in cui si trovano le altre persone rispetto a noi. San Francesco durante la sua vita seminò pace in tutto il mondo e, che tu creda o meno in Dio, il messaggio di quest’uomo può veramente essere un “faro” che ci può indirizzare ed insegnare come comportarci. Prendendo spunto da lui, il Papa suggerisce che la fraternità non può essere promossa e messa in pratica solo a parole, ma invece dev’essere spesa soprattutto nei fatti, che vanno dai nostri piccoli gesti quotidiani fino a quelli pubblici; e aggiunge che non possiamo neanche pensare che basti vivere in un mondo senza guerre, quando invece c’è bisogno di migliorare il rapporto tra le persone.
Nessuno di noi sta bene da solo, ma per vivere insieme bisogna essere disposti ad accettare le sfide e i cambiamenti. Dobbiamo ricordarci che tutti siamo responsabili almeno della società che stiamo costruendo, un mondo che può e deve integrare ed aiutare chi si trova in difficoltà. Ognuno di noi, quindi, dovrebbe aprirsi al prossimo cercando il meglio per l’altro, evitando qualsiasi tipo di egoismo e rinunciando ai propri pregiudizi per fare spazio veramente agli altri. Si tratta di un “qualcosa”, quindi, per niente facile da realizzare ma, come dice il Papa, anche in questa situazione di pandemia nessuno si salva da solo e costruire un’unica umanità diventa quindi una prerogativa irrinunciabile.
Tra i tanti temi che papa Francesco tratta all’interno della sua enciclica, il cui testo vi consiglio di cercare in rete e leggere, ci tengo a riportare i quattro valori suggeriti per raggiungere questa fraternità, strettamente collegati tra di loro: la gratuità, lo spirito del vicinato, il dialogo e la gentilezza. La gratuità: una caratteristica necessaria da reperire in noi, su cui dobbiamo fondare la società di oggi; si tratta proprio della capacità di compiere alcuni gesti solo perché sono buoni e giusti, senza aspettarsi nulla in cambio. La gentilezza: il sentimento che ci insegna a non essere duri nei confronti degli altri e che, spesso, riconosco viene a mancare tante volte nel nostro quotidiano. Il dialogo: come suggerisce il Pontefice, è paziente e fiducioso, capace di trasmettere la propria cultura ed accogliere il bene proveniente dagli altri; ed è necessario per incontrarsi ed aiutarsi a vicenda. Il vero dialogo richiede, però, la capacità di rispettare e di comprendere il punto di vista dell’altro, non necessariamente un’adesione personale contro le proprie convinzioni. Lo spirito del vicinato, infine, si può riassumere come il senso del dovere di aiutare gli altri, e contiene tutti e tre i valori della gratitudine, della solidarietà e della reciprocità già espressi in quelli che sono stai nominati come gratuità, gentilezza e dialogo.
Sarebbe davvero auspicabile che si riuscisse a vivere così tanto sia nel piccolo contesto quotidiano, come ad esempio quello della famiglia o del paese, sia in quello più globale e universale. Invece, dobbiamo stare attenti anche solo che il nostro istintivo pensiero individualistico – oppure nazionalistico, se estendiamo il campo allo Stato – non ci spinga a cercare di vivere in modo da tutelarci e proteggerci gli uni dagli altri e a vedere il prossimo come un avversario. È ancora una volta compito nostro, quindi, costruire una vicinanza cordiale tra di noi e tra i popoli.
Tutte queste indicazioni non sono facili da mettere in pratica, ma è importante rifletterci e ricercarle in noi, per metterci al servizio del prossimo e di una società più giusta ed aperta agli altri. Concludo dicendo che la società, per fondarsi sulla fraternità, non si deve basare sull’odio e sullo scontro ma bensì sulle parole, per costruire così la situazione adatta all’incontro e all’inclusione di tutti.
È giunta davvero l’ora di sognare un’unica umanità, in cui siamo tutti fratelli
Nicola Cima, 4A CAT