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ATTUALITÀ
La difesa dell’ambiente:
diritto e dovere dell’uomo
Il nostro pianeta non ha bisogno che gli facciamo la carità, ma di comportamenti e scelte sostenibili per il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi
Pubblicato giovedì 17 dicembre 2020
Al nostro tempo l’inquinamento sembra stia diventando la normalità, come se dovesse essere un requisito di partenza su cui fondare potenza ed innovazione. Esempi eclatanti di tutto questo possono essere la Pacific Trash Vortex (l’isola di plastica nel pacifico), lo scioglimento dei ghiacciai, oppure – senza andare troppo lontano dalla nostra realtà – la Terra dei fuochi (da decenni infestata da rifiuti, camorra e silenzio) o il grave problema dell’inquinamento industriale che affligge il bresciano.
È ormai superfluo affermare che questo fenomeno appartiene a tutti e che ognuno può contribuire ad alimentarlo o a contrastarlo. Non è mai abbastanza, invece, sottolineare la grande corruzione ormai caratteristica del rapporto tra innovazione e difesa ambientale, davvero la situazione si è fatta grave. Basti pensare all’impatto ambientale dovuto allo smaltimento dei rifiuti e a tutte le attività industriali, senza dimenticare i moderni sistemi di agricoltura ed allevamento. Tutti questi sistemi mirano solo ed esclusivamente al mero guadagno economico, mentre non tengono abbastanza in considerazione le gravi ripercussioni che possono portare.
Influenzati dalla società di oggi si sarebbe portati a pensare che lo sviluppo e la crescita siano inversamente proporzionali alla difesa dell’ambiente, mentre è importante sapere che dovrebbe essere proprio il contrario. La ricerca dovrebbe essere al servizio della salvaguardia del pianeta e non escluderla; dovrebbe contribuire al progresso dell’uomo, anziché essergli motivo di regressione. Pensando ai moderni sistemi di agricoltura ed allevamento intensivi, l’uomo non dovrebbe basare la sua evoluzione su uno sfruttamento ingrato dell’ambiente mettendo in pratica quelle atrocità, ma porsi al servizio della terra lavorando in comunione con essa senza svantaggiare nessun individuo.
In generale tutti questi sistemi dovrebbero essere solidali, e non avversari, verso l’ambiente e allo stesso tempo verso l’uomo. Il ruolo delle istituzioni nazionali ed internazionali dovrebbe essere proprio questo: tutelare, riuscendo allo stesso tempo anche a valorizzare l’uomo ed il pianeta, prendendo seri provvedimenti in caso di ambiguità.
Credo che oggi le istituzioni dovrebbero assumere una posizione più restrittiva verso tutte queste criticità e produrre una valida legislazione che vincoli e valorizzi un sano rapporto tra uomo e natura. Penso, inoltre, che ognuno di noi abbia un ruolo fondamentale riguardo la difesa dell’ambiente, come cittadini del mondo, anche senza lottare in prima linea.
La società deve cambiare il sistema capitalistico su cui si erge da troppo tempo, perché non è più sostenibile per la nostra vita e quella del pianeta. Contrariamente a quello che si potrebbe ancora pensare, credo che agire per il bene della natura sia nell’interesse di tutti: dopotutto è la terra dove siamo nati, cresciuti e dove moriremo. Appunto, non servono dei cambiamenti rivoluzionari ma quelli che, nel nostro piccolo, possono già fare la differenza. Come ad esempio spegnere la luce nelle stanze inutilizzate, oppure sostituire l’utilizzo dell’acqua nelle bottiglie di plastica monouso con delle brocche o borracce per raccogliere l’acqua del rubinetto o di appositi distributori.
Ovvio che i nostri comportamenti sono di bassa influenza finché le grandi multinazionali e le istituzioni non prenderanno dei seri provvedimenti, ma comunque è nostro diritto ma soprattutto nostro dovere assumere questo tipo di comportamenti. Lo considero un diritto perché ogni uomo che vive su questo pianeta è cittadino della Terra, ha il diritto di considerarla sua, di difendere il suo bene e di garantire la salubrità della sua permanenza e di quella di tutti. D’altra parte, secondo la mia opinione, è anche un dovere, perché essendo tutti cittadini del pianeta siamo noi i diretti responsabili del suo dissesto ed è compito di ognuno di noi impegnarsi in maniera attiva. A scopo di riflessione personale voglio citare l’architetto Davide Sigurtà, che è stato ospite nel nostro Istituto lo scorso anno il 27 settembre durante il primo Friday for future a cui hanno preso parte diversi studenti italiani. Alla domanda: «È il caso di correre il rischio?», rispose: «La società si deve riformulare da zero, noi giovani dobbiamo fare tutto per il bene della Terra» [vedi l’intervista sul giornalino dello scorso anno sempre di Nicola, n.d.r.].
In conclusione, ognuno di noi deve prendere consapevolezza del suo ruolo e dell’importanza del mettere in pratica anche solo piccoli comportamenti nel quotidiano, non per carità verso la terra ma perché è un nostro dovere. Davvero dobbiamo renderci conto che questo è un nostro dovere reale: comportarci e fare scelte sostenibili per il nostro futuro e per quello di chi verrà dopo di noi.
Nicola Cima, 4A CAT