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VITA DELLA SCUOLA
Auguri di Pasqua
da padre Tonino
Messaggio ricevuto lunedì 5 aprile 2021
Carissimo prof. Milli,
mi ha fatto tanto piacere ricevere il tuo messaggio con gli auguri, le notizie e le riflessioni sui problemi che stiamo vivendo.
Le informazioni sull’Europa riusciamo a riceverle su “France 24”.
Vediamo che la situazione è molto difficile anche da voi.
Qui, oltre ai problemi della vita ordinaria e del coronavirus, si sono aggiunti quelli portati dai migranti. Tra febbraio e marzo, sono arrivate 40 famiglie, fuggite dal sud per non morire di sete e di fame. Sono più di 400 persone: un nuovo quartiere per Jangany. Lo chiamo “quartiere dei vahiny (ospiti)”. I bambini sono più di 200.
Pur essendo anche noi in carestia, ci impegniamo ad aiutarli come possiamo: siamo dei poveri che cercano di aiutare i più poveri.
Grazie, prof. Milli, per il ricordo e per gli auguri.
Ricambiamo di cuore, a te e a tutto il Bazoli-Polo,
I più cari auguri di Buona Pasqua.
Vi salutiamo tutti con tanta riconoscenza.
P. Tonino e tutta Jangany
Jangany accoglie:
un fatterello interessante
Abbiamo scelto un solo racconto molto bello di padre Tonino (scritto in prima persona e datato 07/02/2021) tra quelli, nel blog degli Amici di Jangany, che si riferiscono all’accoglienza dei migranti a Jangany. Ti piacerà.
Qualche giorno fa, è venuto nel cortile del Mompera1 un certo Hévitse, uomo di circa 45 anni, “tandroy”2 arrivato a Jangany 30 anni fa, al tempo della famosa siccità chiamata “SOS-Sud”, perché il Sud, disperato, aveva lanciato il SOS.
Hévitse ha appena accolto 4 famiglie di suoi parenti provenienti da Isoanala ed è venuto dal Mompera con i 4 capi-famiglia per domandare se c’era del lavoro per loro. Ho commentato il suo interessamento per i parenti appena arrivati dicendogli che questi erano più fortunati di lui e della sua famiglia, che erano arrivati a Jangany senza conoscere nessuno.
«Ricordo bene – gli ho detto – quando tuo padre, tua madre e voi 4 figli eravate entrati in questo cortile. Tuo padre mi aveva detto: “Mompera, siamo venuti a chiederti di permetterci di morire qui da te”».
Hévitse ha subito aggiunto: «Ricordo anch’io molto bene, Mompera: allora avevo 15 anni, oggi ne ho 45. Eravamo entrati proprio in questo cortile e ci eravamo tutti accovacciati accanto a quella grossa pietra, sotto l’albero di acacia. Eravamo sfiniti e scoraggiati: guardavamo a te con un’ultima speranza». Ho aggiunto: «Ricordi come avevo risposto a tuo padre?».
«Sì, Mompera, ho ancora nell’orecchio persino il tono della tua voce, anche se sono passati 30 anni. Avevi detto: “Divideremo insieme il riso che ci resta e, quando non ne avremo più, moriremo insieme in questo cortile”». Gli ho fatto i complimenti per la buona memoria e ho visto che voleva aggiungere qualcosa.
«Non potrò mai dimenticare – ha detto – le parole con cui ha concluso mio padre: “Va bene così, Mompera, moriremo insieme qui”».
«Vedi però – ho aggiunto – che Dio non ci ha lasciati morire così e siamo vissuti fino a 30 anni dopo. Tuo padre è morto solo pochi mesi fa». «Màrina, Mompera – ha concluso Hévitse – Andiamanitra ihany no isaorana! [È vero, Mompera, c’è solo da ringraziare Dio]».
Per il lavoro dei suoi parenti appena arrivati, ho detto a Hévitse che saremo andati insieme dal sindaco per chiedere a lui e ai capi-famiglia del villaggio del terreno da coltivare. In capo a due giorni, siamo riusciti a ottenere il terreno necessario, perché il Comune di Jangany ha delle vaste estensioni di terreno agricolo. Speriamo di poter risolvere così anche i casi di altre famiglie che prevediamo arrivino a Jangany.
Pur essendo anche noi nella carestia, non mancheremo di impegnarci ad aiutare chi è più sfortunato di noi. Siamo sicuri di non lavorare in perdita, perché Dio non mancherà di aiutarci. C’è una specie di proverbio italiano che dice Cuor contento, il ciel lo aiuta. Noi ne inventiamo un altro: Chi aiuta i poveri, Dio l’aiuta. Sono comunque più chiare e più sicure le parole di Gesù: «Date e vi sarà dato».
1Mompera è come viene chiamato padre Tonino.
2Tandroy, “gente delle spine”: sono chiamati così quelli che fuggono dal profondo sud del Madagascar, dove la siccità è estrema.
A padre Tonino
Messaggio inviato domenica 4 aprile 2021
Caro padre Tonino,
è la sera del giorno di Pasqua anche a Desenzano.
Come ad Emmaus quasi duemila anni fa è tramontato il sole e credo che possiamo intrattenerci con il Risorto nostro ospite.
Ci siamo scritti a Natale e sono passati più di tre mesi.
Cos’è cambiato in questi tre mesi, cos’è successo? Mi sono appena aggiornato delle notizie sul blog degli Amici di Jangany e lì da voi sono accadute molte cose.
Qui da noi, invece, c’è sempre il Covid. Ma sono iniziate le vaccinazioni. Hanno fatto un po’ di confusione con le informazioni e le prenotazioni (almeno in Lombardia), ma si va avanti.
Siamo in vacanza per la Pasqua. Ma da gennaio, quando la scuola era ripresa, abbiamo fatto le lezioni a distanza, poche settimane in presenza e poi di nuovo solo a distanza (e riprenderemo a distanza).
Ci stiamo aspettando tutti dei cambiamenti in meglio, ma alla fine sembra che ci siamo adattati un po’ a fare le stesse cose aspettandoci solo dei risultati migliori.
Abbiamo celebrato la Pasqua – credenti e non-credenti, immagino, a loro modo – ma non abbiamo fatto ancora il pieno di speranza.
Attraverso i tanti amici che ti scrivono e con cui sei in contatto credo che tu sia abbastanza aggiornato su quello che stiamo attraversando: abbiamo tanto, abbiamo tutto (anche se diverse famiglie non se la stanno passando bene per la chiusura prolungata delle attività economiche e ci sono genitori che hanno perso il lavoro), ma ormai questa storia va avanti da molto tempo e noi non siamo mai stati abituati a portare così tanta pazienza e a gestire la sofferenza di altre persone, vicine a noi. Perché siamo stati fortunati e delle guerre, delle carestie, delle malattie di massa e delle migrazioni… ci hanno parlato sempre gli altri, ma noi non le abbiamo vissute nelle nostre generazioni, da quasi ottant’anni a questa parte.
Non vorrei, però, sembrarti neanche troppo triste. Il nostro Istituto anche in questi ultimi mesi ha lavorato molto e abbiamo fatto un incontro anche dei genitori e dei docenti con le nostre psicologhe della scuola – poche settimane fa – per riflettere sul periodo non-facile e non-bello che stiamo ancora attraversando e per riprendere fiato e coraggio. Ma, in realtà, mi dispiaceva che passasse la Pasqua senza almeno poterci salutare, anche se in questo periodo siamo stati così tanto concentrati e poco attenti – lo devo ammettere io per primo – a voi, nostri amici, che anche senza il Covid ci avete sempre raccontato le vostre fatiche, ma con tanta speranza e fiducia nell’uomo e anche in Dio.
Saluti, quindi, e auguri da parte del Bazoli-Polo di Desenzano!!!
Speriamo di poterci vedere presto.
prof. Paolo Milli